Quello che mi interessa, nel il mio lavoro, è porre le premesse per un’esperienza estetica, intesa come scambio di energia tra una persona che fa o realizza qualcosa e la persona che entra in contatto con essa e ne trae un'esperienza significativa. L'esperienza non è didascalica o definibile, ma sensuale e sentita. È dal 1980 che affermo che, per quanto mi riguarda, il soggetto in pittura è solo la scusa per la realizzazione di un dipinto, perché il vero potenziale comunicativo si trova da qualche altra parte. Nella mia mente, la materialità fisica della pittura, e il modo in cui viene applicata, ha la capacità di trasferire l'energia reale e fisica dell'artista allo spettatore attraverso il materiale utilizzato. Così, dalla metà degli anni Settanta, ho intenzionalmente mantenuto il mio immaginario il più semplice e (spero) meno confuso possibile. Non voglio che lo spettatore si distragga nel tentativo di decifrare il soggetto. Il mio desiderio è che lo spettatore possa essere coinvolto a sufficienza dall'oggetto in sé, solo per raggiungere quell'esperienza estetica.